martedì 15 marzo 2016

Acidosi metabolica cos'è?

L’acidosi metabolica dipende dal fatto che il nostro organismo perde il suo equilibrio, verificandosi un accumulo di acidi a causa di un'aumentata produzione o ingestione di sostanze acide, di una loro ridotta escrezione o di una perdita di bicarbonati (HCO3) dal tratto gastrointestinale o dal rene.  
Questi ultimi, sfidando l’equilibrio omeostatico del corpo, si accumulano nei fluidi e nei tessuti, con conseguenze gravi come:
-      invecchiamento precoce,
-      perdita di massa magra,
-      diminuzione di minerali ossei.
In pratica si verifica un accumulo di scorie metaboliche.
Le cause possono essere varie e rintracciabili sia nell’esterno che a livello endogeno. I valori relativi all’acidosi metabolica possono essere dettati da un esame del ph, soprattutto quello urinario. Esistono, a questo proposito, degli appositi kit che si comprano in farmacia. I valori che si dovrebbero avere sono quelli compresi tra 6.5 e 7. Se c’è un livello inferiore a 5.0, siamo in presenza di una forte acidosi.

I sintomi dell’acidosi metabolica  in cui si incorre sono molteplici,  e consistono in manifestazioni molto varie  . E’ importante tenere sempre presenti i valori del ph e provvedere con una dieta adeguata.
Possibili cause di acidosi sono: accumulo di chetoni e di acido latticoinsufficienza renalediabete non controllato, vomito o diarrea profusa, utilizzo di diureticialcolismo cronico, denutrizione, ingestione di particolari farmaci o tossine. Inoltre, tra le cause ci possono essere anche epatopatie e malattie dei reni, cardiopatie e disturbi respiratori.
Vediamo nel dettaglio i sintomi che spesso sono associati a questa problematica:
(questi sintomi sono comunque legati anche a svariate patologie e non solo all’acidosi metabolica)
La dieta in questa situazione incide fortemente sulla generazione dell’acidosi metabolica.
Innanzi tutto non bisogna dimenticare che ci sono alimenti acidificanti o alcalinizzanti in base alla loro composizione biochimica.
A questo proposito, i carboidrati e le proteine creano acidosi,  è importante anche favorire la corretta integrazione di Sali minerali fondamentali come il potassio, il magnesio, il calcio e il fosforo che sono alcalinizzanti.
I grassi sono in genere neutri, ma vanno comunque evitati per non incorrere in altre patologie come ipercolesterolemia, obesità ecc ecc, ed anche se alcuni minerali come lo zinco tendono ad essere leggermente acidificanti vanno comunque inseriti nell’integrazione, in quanto svolgono un ruolo importante nel rinforzare le difese immunitarie.
Ecco perché bisognerebbe ridurre la carne, il pesce e gli alimenti a base di carboidrati raffinati o integrali.
Se proprio dobbiamo scegliere i cereali, meglio quelli privi di glutine come il miglio, la quinoa, l’amaranto e il grano saraceno.
E’ bene nutrirsi di molta frutta e verdura, dando largo spazio a noci e nocciole. Da evitare i dolci e da non dimenticare che le uova, il latte e i formaggi sono acidificanti in maniera forte.
Se ritieni di soffrire di acidosi metabolica non esitare a contattarmi compilando il modulo di contatto che trovi sul blog, insieme troveremo la soluzione più adeguata alle TUE esigenze, ed al TUO benessere.


domenica 13 marzo 2016

Lo stress invecchia e fa ingrassare?



Si parla tantissimo di stress e degli effetti negativi che ha sull'organismo, ma si spiega poco come mai è così dannoso per il nostro benessere.
Vediamo insieme i vari processi che si scatenano in una situazione di costante stress.
Cosa significa essere stressati??Lo stress si avverte a causa di una serie concomitante di situazioni, principalmente emotive che creano un profondo stato di inadeguatezza con conseguente difficoltà alla concentrazione, a dormire bene, a mangiare ancora peggio, inoltre questo scatena la produzione di determinati ormoni, DHEA e CORTISOLO che peggiorano il nostro stato di salute e di peso, poichè subiscono una desincronizzazione.
Se non modulato dalle azioni del DHEA, il cortisolo in eccesso provoca numerosi effetti metabolici nocivi, tra cui un incremento del livello di glucosio nel sangue e quindi iperinsulinismo con sbilanciamento del rapporto insulina-glucagone, resistenza insulinica e leptinica, obesità addominale aumento dei livelli ematici dei lipidi (colesterolo e trigliceridi), aterosclerosi, ipertensione arteriosa e diabete mellito tipo Inoltre avviene un’alterazione del ritmo circadiano del cortisolo, che fisiologicamente dovrebbe presentarsi con un picco massimo mattutino e un minimo serale, invece l’alterazione viene caratterizzata da un progressivo appiattimento e innalzamento della curva giornaliera dell’ormone, in associazione alla scomparsa del picco mattutino, con possibili anomale increzioni dopo il pranzo, nel tardo pomeriggio e durante la notte. 
La desincronizzazione sopra descritta è favorita dalla perdita di un certo numero di recettori del cortisolo localizzati nell’ippocampo, provocata dall’eccessiva sovrapproduzione del cortisolo stesso.
Le cellule adipose stesse, ingolfate di grasso, alimentano la fiammella dello stress, producendo cortisolo ed elevati quantitativi di citochine infiammatorie che vanno a promuovere un insulinoresistenza. 
A ciò contribuisce inoltre una ridotta funzione della ghiandola tiroidea, causata da una caduta del TSH e una ridotta conversione del T4 in T3, associata a un aumento del T3 reverse, provocate rispettivamente dagli alti livelli di cortisolo e dall’accumulo dei metaboliti infiammatori.
L’ipotiroidismo alimenta la fiammella dell’infiammazione, nonchè l’insulino-leptinoresistenza.
Come se non bastasse lo stress riduce anche il testosterone, ormone fondamentale per il mantenimento della massa magra, nonchè di estrogeni e progesterone nella donna, un aumento della prolattina, ormone che favorisce l’accumulo di tessuto adiposo e la ritenzione idrica, tutto ciò che faremmo volentieri a meno. 
Quantità elevate di cortisolo inibiscono anche il sistema immunitario, in particolare le funzioni e il trofismo del timo, l’immunità delle muscose (che rappresentano la prima barriera protettiva nei confronti delle infezioni) e l’immunità cellulomediata che ci protegge da virus e tumori, con conseguente incremento della suscettibilità a sviluppare patologie di questo tipo. 
Riassumendo in poche parole un concetto al contrario molto complesso, si può dire che lo stress cronico provoca un aumento eccessivo di cortisolo non correttamente compensato, diminuendo il metabolismo (consumo calorico giornaliero), il testosterone e il sistema immunitario, con conseguente ingrassamento, aumento della ritenzione idrica, diminuzione di massa muscolare e maggiore suscettibilità a malattie.
Per spezzare questo circolo vizioso diventa importante iniziare ad apportare modifiche alle abitudini quotidiane, iniziando come sempre dall'alimentazione, dalla giusta integrazione, è importante crearsi dei momenti di relax anche di breve durata per scaricare la tensione usando tecniche di rilassamento e respirazione, può essere di aiuto fare delle passeggiate nella natura o al mare.
Se hai domande o hai bisogno di ulteriori informazioni puoi scrivermi compilando il modulo di contatto che trovi sul blog, sarò lieta di aiutarti.

giovedì 10 marzo 2016

Ovaio policistico? Perché si parla di sindrome

Sono sempre di più le persone che soffrono di questa sindrome, iniziamo col spiegare che viene chiamata così (sindrome ovaio policistico) poichè  non si tratta di una malattia singola, ma bensì di una combinazione di sintomi spesso presenti insieme e che creano non poche problematiche a chi ne soffre.
Vediamo nel dettaglio la sintomatologia più comune:
  • disordini del ciclo mestruale (riduzione, assenza o forti irregolarità) a causa di incapacità ovulatoria e conseguente predisposizione all’infertilità o sterilità totale
  • irsutismo: aumento della peluria in zone tipicamente maschili come mento, petto, schiena
  • acne, sia adolescenziale ovvero precoce tipica delle pelli giovani, ma anche senile ovvero tardiva, tipica delle pelli mature
  • alopecia: diradamento e perdita dei capelli soprattutto sulla sommità del capo
  • seborrea: tendenza ad avere una pelle grassa untuosa spesso predisposta a dermatiti con formazione di squame giallastre e pruriginose soprattutto in corrispondenza delle sopracciglia, dei padiglioni auricolari e delle ali del naso
  • comparsa di ispessimenti più scuri (dal bruno al nero) della pelle in corrispondenza delle grandi pieghe del corpo, es. piega sotto-mammaria, interglutea, sottoglutea, inguinale e ascellare
  • obesità di tipo maschile, con grasso soprattutto a livello di pancia, petto, spalle e poco a livello di fianchi o anche adipe diffusa.
  • diabete associato a insulino-resistenza.
  • sbalzi d'umore incontrollabili
  • attacchi di fame
Ma vediamo di capire da cosa dipendono questi sintomi?
I follicoli di una o di entrambe le ovaie si riempiono di liquido, dilatandosi e formando al loro interno una o più cisti che impediscono il corretto rilascio dell’ovulo; inoltre nelle ovaie policistiche, gli androgeni (ormoni maschili) si trovano in eccesso rispetto agli estrogeni (ormoni femminili) creando profondi squilibri nella fisiologia della donna.

La sintomatologia se non contrastata può diventare davvero invalidante, ma vediamo come affrontare in maniera naturale tutte le sintomatologie dell'ovaio policistico per sentirci meglio con noi stesse.
Modificare alcune abitudini quotidiane può poi essere di grande aiuto per ridurre i sintomi:
  • applicare minerali quali la zeolite, opportunamente mescolata ad oli vegetali (mandorle o lino) su lesioni papulose o nodulari dovute ad acne tardiva, spesso resistente ai trattamenti convenzionali, lasciando in posa mezz’ora, dopo la quale rimuovere delicatamente.
  • controllare l’alimentazione riducendo i carboidrati e sostituendoli con i cereali integrali e senza glutine, ridurre drasticamente il consumo di alimenti ricchi di grasso come latticini, biscotti, cornetti, salumi, a favore di verdure cotte e crude.
  • oligoelementi quali nichel, cobalto e cromo che aiutano a regolare l’appetito nell’ arco della giornata riducendo gli attacchi di fame e il desiderio ossessivo di dolci e favoriscono il corretto utilizzo dell’insulina a livello cellulare consentendo un’adeguata captazione del glucosio per finalità energetiche
  • vitamine del gruppo B che influenzano l’ovulazione in modo positivo e facilitano l’assorbimento di oligoelementi quali il cromo.
  • probiotici, fibre e acidi grassi Ω 3 per ridurre l’insulino-resistenza e la condizione infiammatoria spesso associata ad un’eccessiva permeabilità intestinale
  • praticare con regolarità attività fisiche dolci e rilassanti: ridurre anche solo del 5% la massa adiposa a favore della massa magra migliora l’insulino-resistenza, riduce la produzione periferica di androgeni e favorisce una corretta ovulazione
  • far massaggiare frequentemente il collo e le spalle da osteopati o fisioterapisti per aumentare l’afflusso di sangue al cervello e quindi migliorare l’attività dell’ipotalamo correlata alla sintesi di ormoni ma anche all’attività del centro dell’appetito.
Per questo tipo di sindrome una corretta integrazione con nutraceutici  e la corretta alimentazione sono davvero importanti, in quanto possono  fare davvero la differenza nel guadagnare un buon stato di benessere, inoltre sono stati effettuati studi recenti su donne che hanno la sindrome  e che hanno integrato anche il fungo ganoderma lucidum.
Si è notato una forte diminuzione della sindrome pre e post mestruale oltre ad un fortissimo abbassamento dello stato infiammatorio che comporta questa sindrome.

Se soffri di questa sindrome non esitare a contattarmi, insieme troveremo la soluzione ai tuoi fastidi

lunedì 7 marzo 2016

Il ruolo dell'intestino nel condizionare il peso corporeo

Il corpo umano è un organismo complesso, in cui numerose reazioni biochimiche ed ormonali, che se pur avvengono in organi diversi, sono in grado di condizionare il risultato finale del peso corporeo effettivo.
Non esiste infatti un rapporto lineare tra carico alimentare e peso corporeo. il corpo non "ragiona " con schemi lineari, di causa ed effetto.
Esistono infatti molte persone obese ma anche tantissime persone sottopeso che desiderano aumentare di peso ed accumulare una giusta massa adiposa.
Vari studi hanno dimostrato che nelle persone magre mangiare di più non genera un significativo e soprattutto duraturo incremento di peso e massa corporea poiché  è possibile che non si assimili tutto ciò che si mangia. Non esiste quindi un rapporto lineare tra alimentazione e peso corporeo nei soggetti magri.
Aumentare il carico alimentare per accumulare massa muscolare richiede un percorso ben specifico.
Occorre infatti pianificare un preciso piano alimentare, la giusta e corretta integrazione ed un buon ripristino delle funzionalità intestinali, che è alla base non solo dello stato di salute ma anche di un buon assorbimento dei principi nutritivi.
Infatti il primo obiettivo da raggiungere è recuperare l’ integrità strutturale e funzionale dei villi intestinali ubicati solo nell’intestino tenue (duodeno, digiuno ed ileo).
I villi intestinali sono le “porte” attraverso le quali il cibo digerito e ridotto in molecole semplici passa dall’intestino nel sangue.
Se queste “porte” sono chiuse o distrutte o compromesse da una errata alimentazione, da un’intolleranza alimentare, le molecole alimentari non entrano nel sangue e non vengono assorbite dall’organismo.
Il cibo è “esterno” a noi fino a quando resta dentro l’intestino, diventa “noi” solo quando, entrato nel sangue, viene trasferito come molecola e distribuito ad ogni cellula ed organo del nostro corpo.
Il cibo diventa letteralmente noi, quindi avere un’alimentazione corretta, sana ed equilibrata fa si che tutto il nostro organismo ne possa beneficiare.
Vediamo un po' come dovrebbe essere un piano alimentare per ripristinare lo stato di salute dei villi intestinali con conseguente benessere generale.
PIANO ALIMENTARE INTESTINALE
1 - eliminare ogni alimento composto con farina 0/00 (pane, pizza, pasta, prodotti da forno, dolci…)
2 - assumere alimenti con alto contenuto in omega 3 (pesce, semi oleosi…)
3 - incrementare l’utilizzo di cereali integrali cotti (farro, orzo, avena, miglio, grano saraceno, riso integrale rosso, amaranto, quinoa… non assumere questi cereali come farina).
4 - sospendere il latte bovino e alimenti contenenti lattosio sostituirli con quelli vegetali.
5 - limitare alimenti ricchi di acidi grassi saturi di origine animale (salumi, …,carne rossa…)
6 - realizzare centrifugati di verdura e frutta più volte nella giornata(estrattore a basso giro).
7 - scegliere di mangiare nello spuntino del mattino frutta fresca di stagione.
8 – mangiare verdura di stagione cruda e cotta prima, durante e dopo i pasti principali.
9 - in base alle proprie esigenze iniziare una corretta integrazione con nutraceutici e nutrigenomici, per ristabilire lo stato di salute e benessere.
10 – detossinare l’intestino e ripristinare la giusta funzionalità della flora batterica.
Ma vediamo insieme i vari passaggi che compie il cibo dopo essere stato ingerito e che effetti ha sull’organismo:
1 - gli alimenti ingeriti vengono digeriti ad acidi grassi semplici
2 - questi entrano negli enterociti dei villi intestinali
3 - gli acidi grassi vengono assemblati in nuove molecole chiamate trigliceridi
4 - i trigliceridi vengono inglobati all’interno di nuove molecole chiamate chilomicroni, sono contenitori dei trigliceridi alimentari,
5 - i chilomicroni passano dal villo nel sistema linfatico
6 - i chilomicroni passano dal sistema linfatico nel sangue e scaricano i loro trigliceridi all’interno delle cellule del nostro organismo, all’interno degli adipociti; i chilomicroni sono lipoproteine, sono contenitori di trigliceridi; se non si formano negli enterociti, come succede nelle persone magre, il grasso non arriva alle cellule e non viene depositato; la persona non “ingrassa” !
7 - i trigliceridi immagazzinati all’interno degli adipociti generano un aumento del loro VOLUME (ipertrofia) che sviluppa l’aumento del NUMERO (iperplasia) degli adipociti ipmassa adiposa.
8 - il risultato finale di questi vitali passaggi fisiologici sarà la comparsa di massa adiposa che vediamo nelle classiche zone anatomiche femminili e maschili.
Tutto questo avviene quotidianamente e un semplice errore di trasmissione nel processo compromette il peso corporeo.


Per iniziare il tuo percorso di ripristino del benessere non esitare a contattarmi compilando il modulo contatti che trovi alla fine della pagina.

giovedì 3 marzo 2016

IBS Sindrome del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile (IBS, Irritable bowel syndrome in inglese) è un 
disturbo che purtroppo sta diventando sempre più comune, tra i suoi sintomi più frequenti annovera:
- crampi, 
- dolore addominale, 
- nausea, 
-costipazione e diarrea, 
anche se la sintomatologia è davvero vasta e cambia da soggetto a soggetto.
Per chi ne soffre, tuttavia, la sindrome del colon irritabile può rivelarsi invalidante: si può non essere più in grado di lavorare, di fare vita sociale o addirittura di fare viaggi anche se brevi, in quanto comporta una serie di disagi e stress che diventano difficili da gestire nel tempo.
Nella metà circa dei casi colpisce più le donne che gli uomini e inizia prima dei 35 anni.
I ricercatori non hanno ancora scoperto alcuna causa specifica della sindrome del colon irritabile: secondo la teoria più diffusa i pazienti che ne soffrono hanno un colon, o intestino crasso, particolarmente sensibile e reattivo a determinati alimenti e allo stress, inoltre potrebbe essere coinvolto anche il sistema immunitario, che combatte le infezioni.
In un paziente affetto da sindrome del colon irritabile la normale motilità (movimento) dell’intestino potrebbe essere assente e/o potrebbero manifestarsi degli spasmi (contrazioni muscolari improvvise e dolorose, che se ne vanno improvvisamente come sono iniziate) oppure il colon potrebbe addirittura smettere temporaneamente di funzionare.
La superficie interna del colon, l’epitelio, è gestito dal sistema immunitario e dal sistema nervoso, che regolano il transito dei fluidi.
Quando è presente la sindrome del colon irritabile l’epitelio sembra funzionare correttamente tuttavia, se i fluidi in transito nel colon si muovono troppo velocemente, il colon perde la capacità di assorbirli, per questo motivo chi ne soffre a lungo termine finisce per avere una serie di carenze alimentari davvero importanti.
Inoltre il colon di alcuni pazienti potrebbe reagire in modo anomalo a determinati alimenti oppure allo stress, che in condizioni normali non provocherebbero alcun disturbo.
Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che la serotonina è connessa alla normale funzionalità gastrointestinale: la serotonina è un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica che trasmette i messaggi da una parte all’altra dell’organismo, ed il 95% della serotonina presente nell’organismo si trova nell’apparato digerente e solo il restante 5% si trova nel cervello.
Le cellule che formano la parete interna dell’intestino funzionano come trasportatori portando la serotonina al di fuori dall’apparato digerente; i pazienti affetti da sindrome del colon irritabile presentano una diminuzione dell’attività dei recettori e questo si traduce in livelli anormali di serotonina.
La conseguenza è che si hanno problemi di defecazione, di motilità e di sensibilità della zona, causati dalla presenza di recettori del dolore particolarmente sensibili.
I ricercatori ipotizzano che la sindrome del colon irritabile potrebbe essere anche causata da un’infezione batterica dell’apparato digerente: alcune ricerche dimostrano che i pazienti affetti da gastroenterite a volte vengono anche colpiti dalla sindrome del colon irritabile, altrimenti definita come sindrome del colon irritabile post-infettiva.
I ricercatori hanno anche individuato una forma lieve di celiachia, ovvero sensibilità al glutine che in alcune persone scatena sintomi simili a quelli della sindrome: i pazienti affetti da sensibilità o celiachia non riescono a digerire il glutine, una sostanza presente nel grano, nella segale e nell’orzo e non possono assumere questi alimenti senza sentirsi male, perché il loro sistema immunitario reagisce danneggiando l’intestino tenue.
Con un esame del sangue si può scoprire l’eventuale celiachia.
Per quanto riguarda invece la sensibilità al glutine è diagnosticabile solo attraverso un test genetico specifico (nel mio studio o contattandomi è possibile effettuarlo).
 Il peggioramento dei sintomi della sindrome del colon irritabile può essere collegato a:
  • pasti abbondanti e grassi,
  • accumulo di gas nel colon,
  • assunzione di farmaci,
  • assunzione di grano, orzo, segale, cioccolata, latte e derivati o alcool,
  • assunzione di bevande contenenti caffeina, come ad esempio caffè, tè o cola,
  • situazioni di stress, conflitto o turbamento emotivo.
La corretta e sana alimentazione in questi casi diventa fondamentale poiché è l’unico modo per far cessare o comunque contenere la sintomatologia.
Diventa importante in questi casi fare un percorso di detossinazione globale e riequilibrare la flora batterica dell’intestino, seguire una corretta alimentazione ed evitare cibi che ne peggiorino la sintomatologia, inoltre fare una corretta integrazione può sicuramente aiutare ad eliminare stanchezza e carenze vitaminiche dovute al mal assorbimento.
Inoltre è consigliato anche seguire un percorso di gestione dello stress, in quanto molti studi hanno dimostrato che lo stress incide anche su questo tipo di disturbi.
Il naturopata saprà sicuramente guidarvi, consigliarvi e sostenervi in questo percorso.
Se avete domande o soffrite della sindrome del colon irritabile, e volete essere aiutati a migliorare il vostro benessere non esitate a contattarmi compilando il modulo di contatto che trovate alla fine dell’articolo.



lunedì 29 febbraio 2016

Grasso viscerale, cos'è e come si diagnostica

Il grasso viscerale è causa di decadenza funzionale ed estetica.

Con il passare degli anni donne ed uomini tendono ad accumulare grasso nell’addome, infatti con gli anni la circonferenza addominale aumenta per svariati motivi, quelli che incidono di più sono l
alimentazione e gli ormoni. 
La distribuzione del tessuto adiposo è sotto il diretto controllo degli ormoni maschili e femminili. 
Molte persone anche seguendo una
dieta riescono a perdere alcuni centimetri ma in breve tempo poi li riprendono.

Cerchiamo di capire cosa succede all
interno del nostro organismo, iniziamo col conoscere meglio lanatomia dell'addome. 

Sotto la cute dell’addome è presente uno strato di grasso sottocutaneo, poi sono presenti muscoli addominali, poi abbiamo la cavità addominale dove sono ubicati i visceri, l’intestino, il fegato, il pancreas ed altri organi, dove è collocato il grasso viscerale. 

Inoltre l’intestino essendo un organo cavo il cibo può restare al suo interno per un lungo periodo, dando la possibilità ai batteri costituenti il microbiota di crescere e produrre gas ed altre molecole aggressive sulle pareti intestinali ed entrare nel sangue per diffondersi su tutto l’organismo.
Tra l
altro la circonferenza dell’addome misurata al mattino è diversa se viene misurata la sera, poiché intervengono alcuni fattori tra cui sempre al primo posto lalimentazione, l’igiene e il benessere intestinale.
Sul volume addominale ha un ruolo rilevante il grasso viscerale, vediamo di capire meglio cosè.
 
Le zone anatomiche di accumulo sono tre:

1 - il tessuto grasso sottocutaneo in prevalenza gluteo-femorale nella donna in età fertile.

2 - il tessuto adiposo sottocutaneo addominale negli uomini e nelle donne avanti con l’età, in menopausa.

3 – il grasso viscerale custodito all’interno della cavità addominale che avvolge i visceri che è il più pericoloso e grave per la salute.

Il grasso viscerale è la massa adiposa che si trova all’interno della cavità addominale ed è composto da adipociti voluminosi, responsabili di secrezione di citochine, proteine infiammatorie, di acidi grassi liberi (FFA=Free Fatty Acids).

Queste molecole lipidiche ed infiammatorie sono drenate dal sistema linfatico addominale per essere veicolate verso il dotto toracico, che porta il grasso nel sangue venoso.
Quando cè un insufficiente drenaggio metabolico del sistema linfatico, la rimozione della massa adiposa dal grasso viscerale diventa complicata ed è in questo contesto che aumenta la sua massa, contribuendo all espansione della circonferenza addominale.

Un insufficiente drenaggio del sistema linfatico addominale determina un ostacolo al ritorno della linfa dagli arti inferiori con possibile formazione prima di linfedema (ritenzione idrica , edemi arti inferiori), che si trasforma poi in lipedema (gambe grosse e dolorose).

Inoltre il grasso viscerale contribuisce alla comparsa di steatosi epatica, con un aumento delle transaminasi e in particolare della proteina c reattiva, prodotta dal fegato. 
Questo scenario patologico può interessare sia le persone in sovrappeso ed obese sia persone con peso normale, poiché come spiegato anche nell
articolo precedente:( 
http://wellnesstrainerlife.blogspot.it/2016/02/la-dieta-e-anche-per-i-magri.html )  il grasso viscerale possono averlo anche persone normo-peso.

Infatti in base alla massa del grasso viscerale possiamo avere persone magre e normopeso ma metabolicamente obese. 
Cioè il loro peso è corretto ma le condizioni metaboliche ed ormonali sono simili a quelle delle persone obese.
In queste condizioni si sviluppa uno stato di insulino-resistenza con netta difficoltà a perdere grasso e peso corporeo, oppure si può realizzare una perdita solo di alcuni kg per poi bloccarsi con la perdita di peso. 

Fare diete chetogene, tipo dieta Dukan e simili, contribuiscono a far passare gli acidi grassi saturi (FFA) dal grasso viscerale nel fegato, generando possibile steatosi epatica. Perdere peso in quel modo infatti  non è assolutamente indice di salute!
Occorre recuperare la conoscenza e il ruolo del grasso viscerale ad ogni età per mantenere la salute metabolica e un sano peso forma.

Il fegato è il regista dell’intero metabolismo corporeo. 
Le difficoltà del sistema linfatico addominale (mesenterico) può essere generata anche da alcune endotossine che si formano all’interno del colon da parte dei batteri aggressivi (microbiota).
Una di queste endotossine si chiama LPS (lipopolisaccaride).

Vitale ed essenziale per dimagrire, per non cadere in uno stato di insulino resistenza, non avere steatosi epatica, per ridurre il grasso viscerale, per ridurre la pancia e la ritenzione idrica negli arti inferiori è la riduzione del carico degli alimenti contenenti acidi grassi saturi (formaggi, salumi, alimenti di origine animale, con eccezione del pesce). 

Limitare la dose giornaliera dei carboidrati glicemici, senza abolire del tutto i carboidrati sostituendoli con i cereali integrali, legumi (meglio le lenticchie e ceci), semi oleosi, eliminare alimenti composti con farina 0/00. 

Per conoscere nel dettaglio la quantità di grasso viscerale esiste un esame chiamato bioimpedenziometria, che in maniera veloce e semplice calcola l
indice di massa corporea, massa grassa, massa magra, età metabolica, grasso viscerale, fabbisogno quotidiano.

Non tutti gli impedenziometri sono uguali e non tutti forniscono tutti questi dati.
Lesame si può effettuare da un professionista che lo possiede oppure per chi vuole costantemente tenere sotto controllo la propria salute può acquistarlo contattandomi.

Essendo importante per la riduzione del grasso viscerale unalimentazione corretta ed adeguata, ma fondamentale anche la funzionalità intestinale si può aiutare lorganismo ad eliminare le tossine accumulatesi mediante un percorso di detossificazione e riequilibrio intestinale.

Per far ciò è importante rivolgersi al naturopata che saprà guidarvi e consigliarvi cosa fare e come farlo, poichè riequilibrare e rinforzare la flora batterica intestinale è un processo lungo e deve essere fatto con determinate accortenze.

Se hai domande o vuoi saperne di più non esitare a contattarmi, compila il form di contatto che trovi alla fine dellarticolo, sarò ben lieta di aiutarti!


lunedì 22 febbraio 2016

La “dieta” è anche per i magri.

Quando si parla di dieta spesso, anzi quasi sempre, si pensa subito ad un fattore estetico, infatti la maggior parte delle persone è convinta che la necessità di seguire un regime alimentare sano sia importante solo per chi è in sovrappeso o ha problemi gravi di salute, bene le cose in realtà non stanno assolutamente così!

Infatti anche una persona normo-peso può avere una grande quantità di grasso viscerale o comunque soffrire di alcune patologie dovute comunque ad una scorretta alimentazione.

Innanzi tutto ci terrei a chiarire che la parola dieta non significa assolutamente quello che siamo abituati a pensare, e cioè privazione di qualcosa, dieta significa avere un regime alimentare controllato, (cioè senza abusi) sano, variegato e consapevole il tutto mirato ad uno stile di vita migliore.

(vedi etimologia della parola dieta: http://unaparolaalgiorno.it/significato/D/dieta )

Avere un buon stile di vita, un’alimentazione corretta, la giusta integrazione OGGI è una forma IMPORTANTISSIMA DI PREVENZIONE da tutte quelle malattie, dovute a scelte alimentari discutibili, alla sedentarietà, abuso di fumo e alcolici, oggi giorno diffusissime come: pre-diabete, diabete, colesterolo alto, rischio d’infarto, mal di testa ricorrenti, steatosi, colon irritabile, bruciore di stomaco, pelle iper-reattiva o eccessivamente segnata.

Infatti a soffrire di alcune o una buona parte di queste patologie sono anche persone magre e i giovanissimi, il che fa capire chiaramente che conducendo uno stile di vita più attivo, avendo una sana e corretta alimentazione e non meno importante integrando i giusti minerali, vitamine etc, il dimagrimento è solo una conseguenza, ma il beneficio primario è la salute.

Cambiare abitudini non è semplice ma neanche impossibile, anzi, a piccoli passi si possono fare grandi progressi, è tutta una questione di volontà e desiderio di star bene.

Chi può guidarti in un cambiamento di stile di vita alimentare?
I professionisti più indicati sono l’educatrice alimentare e la naturopata tradizionale, che differentemente da altre figure professionali, hanno come obiettivo primario il “LIFE STYLE”, sono infatti coloro  che ti consigliano, insegnano e seguono passo dopo passo a fare le giuste sostituzioni e scelte alimentari, ti consigliano su come cucinare in maniera sana, come abbinare i cibi in maniera corretta, ti consigliano, insegnano e seguono sul saper scegliere cosa mettere nel carrello della spesa e soprattutto come far diventare l’integrazione un valido supporto per fronteggiare le esigenze personali qualsiasi esse siano.
L’integrazione oggi giorno è fondamentale per svariati motivi, primo tra i tanti la pessima qualità del cibo.

Viviamo infatti in un’epoca in cui a parte i prodotti biologi, il cibo della grande distribuzione è sempre più scadente ed economico, io lo definisco cibo “vuoto” senza nutrimento, primi tra tutti gli insaccati, i prodotti in scatola, i cibi precotti, ma per lo stile di vita frenetico a cui ci siamo abituati purtroppo è comune l’utilizzo di prodotti del genere.
Questi cibi sono oltre che pieni conservanti spesso nocivi per la salute, sono eccessivamente ricchi di sodio e spesso anche ottenuti con scarti alimentari.

Inoltre l’integrazione è importante in quanto, anche avendo uno stile di vita corretto ed un’adeguata alimentazione, il nostro organismo ha un fabbisogno quotidiano davvero rilevante ed ampio a partire da una vasta gamma di vitamine di vari gruppi; B, A, E, C, D, K, Sali minerali, micro e macro nutrienti, che diventa complicato soddisfare solo attraverso l’alimentazione, diventa quindi l’integrazione un valido ed importante strumento per migliorare e mantenere lo stato di salute.

Allora perché accontentarsi?

Perché non dedicare un po' più di attenzione e tempo alla scelta del cibo che portiamo alla bocca?

Perché non prenderci cura di noi e dei nostri cari?

Chi può iniziare questo tipo di percorso? Io direi davvero chiunque lo desidera per se e per i propri cari, insegnare ai propri figli determinate nozioni è davvero importante in quanto è dimostrato che i bambini apprendono molto rapidamente e se gli insegniamo a fare le scelte giuste già da piccini ne gioveranno anche da grandi, quindi perché non farlo?!

Se hai delle domande puoi scrivermi attraverso il form di contatto che trovi in basso sarò ben lieta di risponderti.
Un caro saluto ;-)

A presto col prossimo argomento!

giovedì 18 febbraio 2016

Terzo colesterolo, quando l'integrazione diventa prevenzione.

Ebbene si! Esiste un terzo colesterolo la LIPOPROTEINA A (lpa).
IL TERZO COLESTEROLO LIPOPROTEINA a (Lpa)
HA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLO SVILUPPO INFARTO e TROMBOSI
Tutti fin'ora erano concentrati sul valore del colesterolo totale, invece a quanto pare occorre avere un' attenzione particolare sul valore della lipoproteina a (Lpa), che definisco il terzo tipo di colesterolo.
I primi due sono sono:
- colesterolo LDL (detto cattivo, aterogeno)
- colesterolo HDL (detto buono).
Ogni giorno si riscontrano un incremento di persone con valori elevati di Lipoproteina a (Lpa).
Una persona su 6 è interessata sul piano genetico, e può avere una seria alterazione della lipoproteina a (Lpa), un bio-marcatore della salute del cuore e dell’intero sistema cardiovascolare.
E’ davvero un problema di salute pubblica ormai da più sottovalutare.
Vediamo nel dettaglio i rischi, come si può diagnosticare, cosa ci può aiutare attraverso la prevenzione e l'integrazione alimentare a limitare i danni che l'eccessiva presenza può comportare.
RISCHIO CARDIO - VASCOLARE
Si possono avere “normali” il valore del colesterolo totale, HDl, LDL ma avere valori elevati di Lipoproteina a (Lpa). 
E’ un fattore di rischio per morti improvvise, trombosi, infarto miocardico. 
Agisce sul sistema plasminogeno, un sistema complesso che controlla la formazione di trombi nell’interno del sistema vascolare.
La ricerca scientifica non ha ancora una visione conclusiva e non esiste ad oggi una terapia convalidata e certa per il suo controllo.
Questa lipoproteina va incontro ad un suo netto aumento quando si ha una patologia dei mitocondri e dei perossisomi, presenti in ogni cellula del nostro corpo e deputati alla ossidazione degli acidi grassi all’interno delle cellule, in particolare nel fegato.
Ritengo che una sana alimentazione ricca di verdura cruda e cotta, tre-quattro volte pesce nella settimana e integrazione con omega3, astensione da ogni bevanda alcolica e una integrazione con L-Carnitina possa svolgere una azione in grado di tenere sotto controllo un valore elevato di questa lipoproteina. 
Questa è una struttura molecolare che si forma nel fegato e intestino, dal colesterolo LDL e serve per trasportare alcune molecole lipidiche nel sangue. E’ da anni che sto studiando questa lipoproteina ed ho diversi pazienti in trattamento.
ANALISI CLINICHE
A chi vuole procedere ad una verifica preventiva, può eseguire oltre alla Lipoproteina a (Lpa), omocisteina, trigliceridi, fibrinogeno, colesterolo totale, HDL, LDL, consigliandosi col proprio medico curante.
La Lipoproteina a (Lpa) viene chiamata anche il “terzo colesterolo” in relazione al colesterolo LDL (primo colesterolo), il più aggressivo per la salute delle nostre arterie.
Il colesterolo HDL, “il secondo colesterolo “.
Questa lipoproteina a (Lpa) porta al suo interno acidi grassi trans e colesterolo esterificato e non riesce ad essere rimossa per alterazione dei suoi recettori nelle cellule.
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che persone con livelli elevati di questa proteina presentano un rischio di infarto raddoppiato rispetto ad altre persone.
I dati dello studio sono stati illustrati nel congegno promosso a Firenze dal Centro nazionale per la Lotta contro l'Infarto. Ma dallo stesso convegno arriva anche una buona notizia: risultati incoraggianti nella riduzione di livelli di lipoproteina(a) si sono ottenuti recentemente con la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. Scoperta nel 1963, rimasta per molti anni vero e proprio 'oggetto misterioso', la lipoproteina(a) ha evidenziato nel tempo proprietà trombogene ed aterogene che hanno fatto sospettare sue implicazioni nell'insorgenza di malattie cardiovascolari. ".
Oggi sappiamo che la lipoproteina(a) e' un fattore di rischio cardiovascolare indipendente da quelli tradizionali come colesterolo totale, ipertensione, diabete, obesità e fumo, per cui i suoi effetti si sommano a quelli dei fattori di rischio più conosciuti". A sciogliere gli ultimi dubbi e' stato lo studio appena pubblicato, condotto da un Consorzio di ricerca chiamato Procardis, che riunisce scienziati dell'Istituto Mario Negri di Milano, del Wellcome Trust Centre e della Clinical Trials Service Unit di Oxford, del Karolinska Institute di Stoccolma e dell'Universita' di Munster, in Germania.
GENETICA e SALUTE
I livelli plasmatici di Lp(a), mostrano una notevole variabilità tra gli individui e risultano geneticamente determinati dal gene Lpa.
Lo studio del gruppo Procardis, che complessivamente ha analizzato il genotipo di 16.000 soggetti europei, ha dimostrato che tra le diverse varianti del gene Lpa, due in particolare sono associate all'aumento del livello plasmatico di Lp(a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto.
Una persona su sei e' portatrice di una di queste due varianti nel suo DNA e ha di conseguenza livelli piu' elevati di Lp(a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale; i soggetti portatori di entrambe le varianti hanno un rischio elevato di piu' di quattro volte.
Individuato il killer, resta pero' il problema di bloccarlo, per prevenire il rischio cardiovascolare.
Farmaci ipolipidemizzanti tradizionali come le resine, la terapia estrogenica, i fibrati, hanno fornito risultati modesti o nulli; le statine presentano risultati discordanti e talvolta sembrano addirittura aumentare i livelli di Lp(a). Per questo motivo la ricerca si e' orientata verso altri trattamenti. Una delle opzioni emergenti per efficacia e tollerabilità e' la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. La L-carnitina e' una sostanza naturale, presente nell'organismo, normalmente assunta con i cibi, dunque attraverso l'alimentazione. Si trova prevalentemente nei muscoli e ha lo scopo di migliorare l'attività energetica dell'organismo. "I risultati preliminari di una serie di studi, qualificano la L-carnitina come una nuova opportunità terapeutica per la riduzione dei livelli di Lp(a) in pazienti dislipidemici.
LA CARNITINA
La carnitina si e' dimostrata efficace nel ridurre i livelli plasmatici della lipoproteina(a) con ridotti effetti collaterali. La L-carnitina e' una molecola di ampia disponibilita', anche a basso costo, e ha un'azione protettiva sulla cellula, un'azione energizzante e un'azione sui lipidi".

Alla base di tutte queste scoperte, restano comunque dei punti fermi molto importanti;

1) alimentazione sana e corretta
2) movimento fisico anche blando ma costante
3) integrazione alimentare corretta.

Se avete ulteriori domande potete scrivermi compilando il modulo contatti che trovate alla fine della pagina o sulla pagina facebook:https://www.facebook.com/Wellness-Trainer-valorizza-il-tuo-potenziale-1554611318190698/