lunedì 29 febbraio 2016

Grasso viscerale, cos'è e come si diagnostica

Il grasso viscerale è causa di decadenza funzionale ed estetica.

Con il passare degli anni donne ed uomini tendono ad accumulare grasso nell’addome, infatti con gli anni la circonferenza addominale aumenta per svariati motivi, quelli che incidono di più sono l
alimentazione e gli ormoni. 
La distribuzione del tessuto adiposo è sotto il diretto controllo degli ormoni maschili e femminili. 
Molte persone anche seguendo una
dieta riescono a perdere alcuni centimetri ma in breve tempo poi li riprendono.

Cerchiamo di capire cosa succede all
interno del nostro organismo, iniziamo col conoscere meglio lanatomia dell'addome. 

Sotto la cute dell’addome è presente uno strato di grasso sottocutaneo, poi sono presenti muscoli addominali, poi abbiamo la cavità addominale dove sono ubicati i visceri, l’intestino, il fegato, il pancreas ed altri organi, dove è collocato il grasso viscerale. 

Inoltre l’intestino essendo un organo cavo il cibo può restare al suo interno per un lungo periodo, dando la possibilità ai batteri costituenti il microbiota di crescere e produrre gas ed altre molecole aggressive sulle pareti intestinali ed entrare nel sangue per diffondersi su tutto l’organismo.
Tra l
altro la circonferenza dell’addome misurata al mattino è diversa se viene misurata la sera, poiché intervengono alcuni fattori tra cui sempre al primo posto lalimentazione, l’igiene e il benessere intestinale.
Sul volume addominale ha un ruolo rilevante il grasso viscerale, vediamo di capire meglio cosè.
 
Le zone anatomiche di accumulo sono tre:

1 - il tessuto grasso sottocutaneo in prevalenza gluteo-femorale nella donna in età fertile.

2 - il tessuto adiposo sottocutaneo addominale negli uomini e nelle donne avanti con l’età, in menopausa.

3 – il grasso viscerale custodito all’interno della cavità addominale che avvolge i visceri che è il più pericoloso e grave per la salute.

Il grasso viscerale è la massa adiposa che si trova all’interno della cavità addominale ed è composto da adipociti voluminosi, responsabili di secrezione di citochine, proteine infiammatorie, di acidi grassi liberi (FFA=Free Fatty Acids).

Queste molecole lipidiche ed infiammatorie sono drenate dal sistema linfatico addominale per essere veicolate verso il dotto toracico, che porta il grasso nel sangue venoso.
Quando cè un insufficiente drenaggio metabolico del sistema linfatico, la rimozione della massa adiposa dal grasso viscerale diventa complicata ed è in questo contesto che aumenta la sua massa, contribuendo all espansione della circonferenza addominale.

Un insufficiente drenaggio del sistema linfatico addominale determina un ostacolo al ritorno della linfa dagli arti inferiori con possibile formazione prima di linfedema (ritenzione idrica , edemi arti inferiori), che si trasforma poi in lipedema (gambe grosse e dolorose).

Inoltre il grasso viscerale contribuisce alla comparsa di steatosi epatica, con un aumento delle transaminasi e in particolare della proteina c reattiva, prodotta dal fegato. 
Questo scenario patologico può interessare sia le persone in sovrappeso ed obese sia persone con peso normale, poiché come spiegato anche nell
articolo precedente:( 
http://wellnesstrainerlife.blogspot.it/2016/02/la-dieta-e-anche-per-i-magri.html )  il grasso viscerale possono averlo anche persone normo-peso.

Infatti in base alla massa del grasso viscerale possiamo avere persone magre e normopeso ma metabolicamente obese. 
Cioè il loro peso è corretto ma le condizioni metaboliche ed ormonali sono simili a quelle delle persone obese.
In queste condizioni si sviluppa uno stato di insulino-resistenza con netta difficoltà a perdere grasso e peso corporeo, oppure si può realizzare una perdita solo di alcuni kg per poi bloccarsi con la perdita di peso. 

Fare diete chetogene, tipo dieta Dukan e simili, contribuiscono a far passare gli acidi grassi saturi (FFA) dal grasso viscerale nel fegato, generando possibile steatosi epatica. Perdere peso in quel modo infatti  non è assolutamente indice di salute!
Occorre recuperare la conoscenza e il ruolo del grasso viscerale ad ogni età per mantenere la salute metabolica e un sano peso forma.

Il fegato è il regista dell’intero metabolismo corporeo. 
Le difficoltà del sistema linfatico addominale (mesenterico) può essere generata anche da alcune endotossine che si formano all’interno del colon da parte dei batteri aggressivi (microbiota).
Una di queste endotossine si chiama LPS (lipopolisaccaride).

Vitale ed essenziale per dimagrire, per non cadere in uno stato di insulino resistenza, non avere steatosi epatica, per ridurre il grasso viscerale, per ridurre la pancia e la ritenzione idrica negli arti inferiori è la riduzione del carico degli alimenti contenenti acidi grassi saturi (formaggi, salumi, alimenti di origine animale, con eccezione del pesce). 

Limitare la dose giornaliera dei carboidrati glicemici, senza abolire del tutto i carboidrati sostituendoli con i cereali integrali, legumi (meglio le lenticchie e ceci), semi oleosi, eliminare alimenti composti con farina 0/00. 

Per conoscere nel dettaglio la quantità di grasso viscerale esiste un esame chiamato bioimpedenziometria, che in maniera veloce e semplice calcola l
indice di massa corporea, massa grassa, massa magra, età metabolica, grasso viscerale, fabbisogno quotidiano.

Non tutti gli impedenziometri sono uguali e non tutti forniscono tutti questi dati.
Lesame si può effettuare da un professionista che lo possiede oppure per chi vuole costantemente tenere sotto controllo la propria salute può acquistarlo contattandomi.

Essendo importante per la riduzione del grasso viscerale unalimentazione corretta ed adeguata, ma fondamentale anche la funzionalità intestinale si può aiutare lorganismo ad eliminare le tossine accumulatesi mediante un percorso di detossificazione e riequilibrio intestinale.

Per far ciò è importante rivolgersi al naturopata che saprà guidarvi e consigliarvi cosa fare e come farlo, poichè riequilibrare e rinforzare la flora batterica intestinale è un processo lungo e deve essere fatto con determinate accortenze.

Se hai domande o vuoi saperne di più non esitare a contattarmi, compila il form di contatto che trovi alla fine dellarticolo, sarò ben lieta di aiutarti!


lunedì 22 febbraio 2016

La “dieta” è anche per i magri.

Quando si parla di dieta spesso, anzi quasi sempre, si pensa subito ad un fattore estetico, infatti la maggior parte delle persone è convinta che la necessità di seguire un regime alimentare sano sia importante solo per chi è in sovrappeso o ha problemi gravi di salute, bene le cose in realtà non stanno assolutamente così!

Infatti anche una persona normo-peso può avere una grande quantità di grasso viscerale o comunque soffrire di alcune patologie dovute comunque ad una scorretta alimentazione.

Innanzi tutto ci terrei a chiarire che la parola dieta non significa assolutamente quello che siamo abituati a pensare, e cioè privazione di qualcosa, dieta significa avere un regime alimentare controllato, (cioè senza abusi) sano, variegato e consapevole il tutto mirato ad uno stile di vita migliore.

(vedi etimologia della parola dieta: http://unaparolaalgiorno.it/significato/D/dieta )

Avere un buon stile di vita, un’alimentazione corretta, la giusta integrazione OGGI è una forma IMPORTANTISSIMA DI PREVENZIONE da tutte quelle malattie, dovute a scelte alimentari discutibili, alla sedentarietà, abuso di fumo e alcolici, oggi giorno diffusissime come: pre-diabete, diabete, colesterolo alto, rischio d’infarto, mal di testa ricorrenti, steatosi, colon irritabile, bruciore di stomaco, pelle iper-reattiva o eccessivamente segnata.

Infatti a soffrire di alcune o una buona parte di queste patologie sono anche persone magre e i giovanissimi, il che fa capire chiaramente che conducendo uno stile di vita più attivo, avendo una sana e corretta alimentazione e non meno importante integrando i giusti minerali, vitamine etc, il dimagrimento è solo una conseguenza, ma il beneficio primario è la salute.

Cambiare abitudini non è semplice ma neanche impossibile, anzi, a piccoli passi si possono fare grandi progressi, è tutta una questione di volontà e desiderio di star bene.

Chi può guidarti in un cambiamento di stile di vita alimentare?
I professionisti più indicati sono l’educatrice alimentare e la naturopata tradizionale, che differentemente da altre figure professionali, hanno come obiettivo primario il “LIFE STYLE”, sono infatti coloro  che ti consigliano, insegnano e seguono passo dopo passo a fare le giuste sostituzioni e scelte alimentari, ti consigliano su come cucinare in maniera sana, come abbinare i cibi in maniera corretta, ti consigliano, insegnano e seguono sul saper scegliere cosa mettere nel carrello della spesa e soprattutto come far diventare l’integrazione un valido supporto per fronteggiare le esigenze personali qualsiasi esse siano.
L’integrazione oggi giorno è fondamentale per svariati motivi, primo tra i tanti la pessima qualità del cibo.

Viviamo infatti in un’epoca in cui a parte i prodotti biologi, il cibo della grande distribuzione è sempre più scadente ed economico, io lo definisco cibo “vuoto” senza nutrimento, primi tra tutti gli insaccati, i prodotti in scatola, i cibi precotti, ma per lo stile di vita frenetico a cui ci siamo abituati purtroppo è comune l’utilizzo di prodotti del genere.
Questi cibi sono oltre che pieni conservanti spesso nocivi per la salute, sono eccessivamente ricchi di sodio e spesso anche ottenuti con scarti alimentari.

Inoltre l’integrazione è importante in quanto, anche avendo uno stile di vita corretto ed un’adeguata alimentazione, il nostro organismo ha un fabbisogno quotidiano davvero rilevante ed ampio a partire da una vasta gamma di vitamine di vari gruppi; B, A, E, C, D, K, Sali minerali, micro e macro nutrienti, che diventa complicato soddisfare solo attraverso l’alimentazione, diventa quindi l’integrazione un valido ed importante strumento per migliorare e mantenere lo stato di salute.

Allora perché accontentarsi?

Perché non dedicare un po' più di attenzione e tempo alla scelta del cibo che portiamo alla bocca?

Perché non prenderci cura di noi e dei nostri cari?

Chi può iniziare questo tipo di percorso? Io direi davvero chiunque lo desidera per se e per i propri cari, insegnare ai propri figli determinate nozioni è davvero importante in quanto è dimostrato che i bambini apprendono molto rapidamente e se gli insegniamo a fare le scelte giuste già da piccini ne gioveranno anche da grandi, quindi perché non farlo?!

Se hai delle domande puoi scrivermi attraverso il form di contatto che trovi in basso sarò ben lieta di risponderti.
Un caro saluto ;-)

A presto col prossimo argomento!

giovedì 18 febbraio 2016

Terzo colesterolo, quando l'integrazione diventa prevenzione.

Ebbene si! Esiste un terzo colesterolo la LIPOPROTEINA A (lpa).
IL TERZO COLESTEROLO LIPOPROTEINA a (Lpa)
HA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLO SVILUPPO INFARTO e TROMBOSI
Tutti fin'ora erano concentrati sul valore del colesterolo totale, invece a quanto pare occorre avere un' attenzione particolare sul valore della lipoproteina a (Lpa), che definisco il terzo tipo di colesterolo.
I primi due sono sono:
- colesterolo LDL (detto cattivo, aterogeno)
- colesterolo HDL (detto buono).
Ogni giorno si riscontrano un incremento di persone con valori elevati di Lipoproteina a (Lpa).
Una persona su 6 è interessata sul piano genetico, e può avere una seria alterazione della lipoproteina a (Lpa), un bio-marcatore della salute del cuore e dell’intero sistema cardiovascolare.
E’ davvero un problema di salute pubblica ormai da più sottovalutare.
Vediamo nel dettaglio i rischi, come si può diagnosticare, cosa ci può aiutare attraverso la prevenzione e l'integrazione alimentare a limitare i danni che l'eccessiva presenza può comportare.
RISCHIO CARDIO - VASCOLARE
Si possono avere “normali” il valore del colesterolo totale, HDl, LDL ma avere valori elevati di Lipoproteina a (Lpa). 
E’ un fattore di rischio per morti improvvise, trombosi, infarto miocardico. 
Agisce sul sistema plasminogeno, un sistema complesso che controlla la formazione di trombi nell’interno del sistema vascolare.
La ricerca scientifica non ha ancora una visione conclusiva e non esiste ad oggi una terapia convalidata e certa per il suo controllo.
Questa lipoproteina va incontro ad un suo netto aumento quando si ha una patologia dei mitocondri e dei perossisomi, presenti in ogni cellula del nostro corpo e deputati alla ossidazione degli acidi grassi all’interno delle cellule, in particolare nel fegato.
Ritengo che una sana alimentazione ricca di verdura cruda e cotta, tre-quattro volte pesce nella settimana e integrazione con omega3, astensione da ogni bevanda alcolica e una integrazione con L-Carnitina possa svolgere una azione in grado di tenere sotto controllo un valore elevato di questa lipoproteina. 
Questa è una struttura molecolare che si forma nel fegato e intestino, dal colesterolo LDL e serve per trasportare alcune molecole lipidiche nel sangue. E’ da anni che sto studiando questa lipoproteina ed ho diversi pazienti in trattamento.
ANALISI CLINICHE
A chi vuole procedere ad una verifica preventiva, può eseguire oltre alla Lipoproteina a (Lpa), omocisteina, trigliceridi, fibrinogeno, colesterolo totale, HDL, LDL, consigliandosi col proprio medico curante.
La Lipoproteina a (Lpa) viene chiamata anche il “terzo colesterolo” in relazione al colesterolo LDL (primo colesterolo), il più aggressivo per la salute delle nostre arterie.
Il colesterolo HDL, “il secondo colesterolo “.
Questa lipoproteina a (Lpa) porta al suo interno acidi grassi trans e colesterolo esterificato e non riesce ad essere rimossa per alterazione dei suoi recettori nelle cellule.
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che persone con livelli elevati di questa proteina presentano un rischio di infarto raddoppiato rispetto ad altre persone.
I dati dello studio sono stati illustrati nel congegno promosso a Firenze dal Centro nazionale per la Lotta contro l'Infarto. Ma dallo stesso convegno arriva anche una buona notizia: risultati incoraggianti nella riduzione di livelli di lipoproteina(a) si sono ottenuti recentemente con la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. Scoperta nel 1963, rimasta per molti anni vero e proprio 'oggetto misterioso', la lipoproteina(a) ha evidenziato nel tempo proprietà trombogene ed aterogene che hanno fatto sospettare sue implicazioni nell'insorgenza di malattie cardiovascolari. ".
Oggi sappiamo che la lipoproteina(a) e' un fattore di rischio cardiovascolare indipendente da quelli tradizionali come colesterolo totale, ipertensione, diabete, obesità e fumo, per cui i suoi effetti si sommano a quelli dei fattori di rischio più conosciuti". A sciogliere gli ultimi dubbi e' stato lo studio appena pubblicato, condotto da un Consorzio di ricerca chiamato Procardis, che riunisce scienziati dell'Istituto Mario Negri di Milano, del Wellcome Trust Centre e della Clinical Trials Service Unit di Oxford, del Karolinska Institute di Stoccolma e dell'Universita' di Munster, in Germania.
GENETICA e SALUTE
I livelli plasmatici di Lp(a), mostrano una notevole variabilità tra gli individui e risultano geneticamente determinati dal gene Lpa.
Lo studio del gruppo Procardis, che complessivamente ha analizzato il genotipo di 16.000 soggetti europei, ha dimostrato che tra le diverse varianti del gene Lpa, due in particolare sono associate all'aumento del livello plasmatico di Lp(a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto.
Una persona su sei e' portatrice di una di queste due varianti nel suo DNA e ha di conseguenza livelli piu' elevati di Lp(a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale; i soggetti portatori di entrambe le varianti hanno un rischio elevato di piu' di quattro volte.
Individuato il killer, resta pero' il problema di bloccarlo, per prevenire il rischio cardiovascolare.
Farmaci ipolipidemizzanti tradizionali come le resine, la terapia estrogenica, i fibrati, hanno fornito risultati modesti o nulli; le statine presentano risultati discordanti e talvolta sembrano addirittura aumentare i livelli di Lp(a). Per questo motivo la ricerca si e' orientata verso altri trattamenti. Una delle opzioni emergenti per efficacia e tollerabilità e' la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. La L-carnitina e' una sostanza naturale, presente nell'organismo, normalmente assunta con i cibi, dunque attraverso l'alimentazione. Si trova prevalentemente nei muscoli e ha lo scopo di migliorare l'attività energetica dell'organismo. "I risultati preliminari di una serie di studi, qualificano la L-carnitina come una nuova opportunità terapeutica per la riduzione dei livelli di Lp(a) in pazienti dislipidemici.
LA CARNITINA
La carnitina si e' dimostrata efficace nel ridurre i livelli plasmatici della lipoproteina(a) con ridotti effetti collaterali. La L-carnitina e' una molecola di ampia disponibilita', anche a basso costo, e ha un'azione protettiva sulla cellula, un'azione energizzante e un'azione sui lipidi".

Alla base di tutte queste scoperte, restano comunque dei punti fermi molto importanti;

1) alimentazione sana e corretta
2) movimento fisico anche blando ma costante
3) integrazione alimentare corretta.

Se avete ulteriori domande potete scrivermi compilando il modulo contatti che trovate alla fine della pagina o sulla pagina facebook:https://www.facebook.com/Wellness-Trainer-valorizza-il-tuo-potenziale-1554611318190698/